Gli scavi Oggi
Pompei è una delle più significative testimonianze della
civiltà romana e si presenta come un eccezionale libro
aperto sull’arte, sui costumi, sui mestieri, sulla vita
quotidiana del passato. La città è riemersa dal buio dei
secoli così come era al momento in cui venne all’improvviso
coperta da uno spesso strato di ceneri fuoriuscite, insieme
alla lava, con la devatante eruzione del Vesuvio.
Era il 79 dc. La tragedia fu immane: in quello che era stato
uno dei più attivi e dei più splendidi centri romani la
vita si fermò per sempre. Lo spesso strato di materiale
eruttivo che lo sommerse, Costituito in gran parte da ceneri
e lapilli – materiale non duro a differenza di quello che
ricoprì Ercolano e che si solidifica in pietra durissima –
ha consentito che la Città giungesse integra fino ai nostri
giorni non solo nelle sue architetture, ma anche in tutto
ciò che era dentro le abitazioni o dentro i negozi, offrendo
un quadro del quotidiano’ incredibilmente affascinante.
La città dissepolta costituisce dunque una eccezionale
testimonianza storica della civiltà romana: le memorie del
passato, così vive e tangibili nei resti riportati alla
luce, costituiscono il fascino di oggi.
Quello che è emerso dal riempimento di calchi, fatti con il
gesso. Possiamo scorgere la tremenda tragedia che si è
consumata e di come la grande eruzione abbia sterminato e
ucciso. Crudele ma allo stesso tempo affascinante, sembra di
rivivere quelle sensazioni di paura e di orrore. Dalla
posizione dei calchi, possiamo dedurre che la morte sia
venuta ad opera dei gas nocivi che l’eruzione ha disperso
nell’aria, successivamente tutto è stato coperto da cenere e
lapilli incandescenti. Una delle foto ci raffigura anche un
cane, ancora legato al guinzaglio e poi donne e bambini
rannicchiati, come a volersi quasi addormentare prima del
disastro per non vedere nulla. Di questi reperti ne sono
stati trovati tantissimi e ciò fa pensare che gli antichi
non abbiano nemmeno avuto il tempo di scappare, sensa quasi
rendersene conto. E’ stato possibile ricostruire anche cosa
stessero facendo in quel momento.
Abitudini Alimentari
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, i romani
solevano fare, all’alba, una prima colazione ricca e
abbondante (ientaculum), a base di carne. Verso mezzogiorno
la famiglia si raccoglieva per il prandium, un pasto
piuttosto leggero: pesci, uova, legumi e frutta. Più tardi,
tra le tre e le quattro pomeridiane, si ritornava a casa per
la cena, il pranzo principale della giornata, a cui si
invitavano gli amici, intrattenuti nell’apposita sala (triclinium)
da giocolieri, danzatori, musici, come racconta Plinio nel
9° libro, lettera 17. Nell’età imperiale i commensali
cenavano sdraiati sui letti tricliniari. Si cominciava con
la gustatio, un antipasto con uova, lattuga, ostriche
innaffiate con vino e miele; poi venivano servite due o tre
portate di ogni genere di carne. Gli ultimi piatti erano i
dolci e la frutta. Dopo cena talvolta si beveva a volontà
sotto la direzione di un arbiter bibendi, “re del convito”,
eletto con il lancio dei dadi, che sceglieva i vini e
stabiliva la grandezza e il numero delle coppe.
Cosa Mangiavano
Tecniche Utilizzate per la conservazione dei cibi. Recenti
studi, hanno dimostrato che gli antichi abitanti di Pompei
solevano fare uso di erbe e spezie per la conservazione del
cibo. Altri metodi di conservazione venivano utilizzati per
conservare frutti di vario tipo, immergendoli nel miele che
aveva un’azione isolante e protettiva per ciliege, fichi e
uva. Per gli alimenti salati, quali formaggi e carni il
metodo di conservazione risultava molto più difficile.
Spesso venivano usati grassi animali per proteggere alcuni
tipi di formaggio di capra. Una delizia per il palato dei
pompeiani era una salsa di pesce molto concentrata e dal
sapore aspro. Si preparava con le interiora delle sardine,
che venivano mescolare con pezzi di pesce sminuzzati, uova
di pesce e uova di gallina. Il miscuglio, pestato e
mescolato a lungo, veniva lasciato al sole o in un locale
riscaldato e poi nuovamente pestato per trasformarlo in una
poltiglia omogenea. Dopo sei settimane di fermentazione, il
prodotto ottenuto, detto liquamen, veniva posato in un cesto
dal fondo bucato. Così, mentre un residuo, considerato
commestibile e noto col nome di hallec o faex, colava dal
cesto, vi rimaneva il prodotto finito detto garum dal nome
greco gáron, specie di pesce usato dagli orientali per
questa salsa. Esisteva comunque un gran numero di salse di
pesce diverse. Le migliori erano il garum excellens e il
gari flos flos, estratte dalla ventresca del tonno, dallo
sgombro e dalla murena (flos murae). L’hallec, ritenuta la
salsa dei poveri, si preparava anche con le acciughe. Il
garum veniva a volte allungato con acqua o aromatizzato con
erbe, forse a motivo del suo cattivo odore. La salsa era
anche un ingrediente importante nella preparazione delle
polpette pompeiane a base di carne di maiale e pan bagnato
nel vino cotto misto a garum. Le polpette si cuocevano
infine in vino cotto insieme a foglie d’alloro.
Ricette Antiche
Una delizia per il palato dei pompeiani era una salsa di
pesce molto concentrata e dal sapore aspro. Si preparava con
le interiora delle sardine, che venivano mescolare con pezzi
di pesce sminuzzati, uova di pesce e uova di gallina. Il
miscuglio, pestato e mescolato a lungo, veniva lasciato al
sole o in un locale riscaldato e poi nuovamente pestato per
trasformarlo in una poltiglia omogenea. Dopo sei settimane
di fermentazione, il prodotto ottenuto, detto liquamen,
veniva posato in un cesto dal fondo bucato. Così, mentre un
residuo, considerato commestibile e noto col nome di hallec
o faex, colava dal cesto, vi rimaneva il prodotto finito
detto garum dal nome greco gáron, specie di pesce usato
dagli orientali per questa salsa. Esisteva comunque un gran
numero di salse di pesce diverse. Le migliori erano il garum
excellens e il gari flos flos, estratte dalla ventresca del
tonno, dallo sgombro e dalla murena (flos murae). L’hallec,
ritenuta la salsa dei poveri, si preparava anche con le
acciughe. Il garum veniva a volte allungato con acqua o
aromatizzato con erbe, forse a motivo del suo cattivo odore.
La salsa era anche un ingrediente importante nella
preparazione delle polpette pompeiane a base di carne di
maiale e pan bagnato nel vino cotto misto a garum. Le
polpette si cuocevano infine in vino cotto insieme a foglie
d’alloro.
Recenti studi, hanno dimostrato che gli antichi abitanti di
Pompei solevano fare uso di erbe e spezie per la
conservazione del cibo. Altri metodi di conservazione
venivano utilizzati per conservare frutti di vario tipo,
immergendoli nel miele che aveva un’azione isolante e
protettiva per ciliege, fichi e uva. Per gli alimenti
salati, quali formaggi e carni il metodo di conservazione
risultava molto più difficile. Spesso venivano usati grassi
animali per proteggere alcuni tipi di formaggio di capra.
Gli Insediamenti
Situati in una regione cardine per i traffici commerciali
tra oriente ed occidente, gli Etruschi seppero sfruttare al
meglio questa posizione di favore. Con il controllo del Mar
Tirreno garantito dalle loro flotte, i mercanti etruschi
erano altrettanto noti di quelli greci o fenici ai popoli
che abitavano le coste del Mediterraneo. Anche le vie
commerciali di terra che portavano verso il nord Europa
erano percorse dai mercanti etruschi, che in tal modo
fungevano da tramite tra le civiltà progredite del bacino
orientale del Mediterraneo, e quelle meno sviluppate
dell’Occidente e del lontano settentrione. I prodotti per
cui gli etruschi erano più conosciuti erano il vino, i vasi,
tra cui i buccheri, le suppellettili e le armi in bronzo.
Per facilitare il commercio e gli spostamenti di truppe i
territori etruschi erano percorsi da una fitta rete di
strade, anche realizzate con complesse opere di ingegneria.
Queste strade verso nord permettevano di varcare gli
Appennini per giungere nella Pianura padana; verso sud,
collegavano l’Etruria con la Campania Etrusca e le floride
città dell’Italia meridionale.
Il territorio controllato direttamente dagli Etruschi
comprendeva, fin da tempi molto antichi, anche vasti
possedimenti in Campania. Questa regione costituiva un
naturale punto di passaggio per le rotte commerciali che
portavano in Sicilia e nel Mediterraneo orientale, nonché
una base di partenza per le spedizioni militari. Notevole
era quindi il significato strategico del possesso di questa
regione: chi lo esercitava era in grado di controllare
l’accesso al Mar Tirreno. Coloni etruschi si insediarono sin
dal VII secolo a.C., dapprima nel litorale del Golfo di
Salerno, e poi espansero il loro controllo all’intera
pianura campana, alle spalle delle colonie greche del Golfo
di Napoli. Arricchite dai traffici commerciali sorsero
floride città, di cui la più importante fu Capua. Il
confronto commerciale e militare con le colonie greche
dell’Italia meridionale si protrasse a lungo senza vinti né
vincitori, finché la flotta siracusana nel 474 a.C. inflisse
una dura sconfitta a quella etrusca nei pressi di capo
Miseno. Perso il controllo del mare, i traffici delle città
etrusche della Campania crollarono rapidamente, e con essi
la loro ricchezza economica.
I Tratti Somatici
Quali erano i tratti somatici degli antichi abitanti di
Pompei ???
Da quello che si è potuto dedurre e dai reperti archeologici
ritrovati, si può affermare che la tipologia di persone
all’epoca, non si differenziava tanto da quella attuale. Si
riscontra indubbiamente che la forma e l’anatomia dei volti
fosse prevalentemente di tipo mediterraneo, visto il clima e
la posizione geografica.
Si denota inoltre che gia a quell’epoca esistevano prodotti
cosmetici, utilizzati sia dalle donne che dagli uomini,
unguenti preparati con estratti di piante e grassi animali,
e anche la cura dei capelli, giocava un ruolo di primo
piano, con acconciature e oggetti ornamentali. La cura del
corpo era una pratica molto utilizzata dagli antichi, lo
testimonia il fatto che a Pompei esistevano numerosi centri
termali, utilizzati sia a scopo curativo che cosmetico.
Gli uomini tendevano a farsi crescere la barba, ma gia
all’epoca esisteva la rasatura, basti infatti vedere alcuni
affreschi che evidenziano, facce di uomini, molto ben
rasati. Ci viene quasi da pensare che forse esistevano dei
veri e propri mestieri, come ad esempio il barbiere o”facciere”,
colui che alle terme aveva il compito di modellare barba e
capelli. Possiamo quindi pensare che gli antichi pompeiani,
non erano poi cosi tanto diversi da noi oggi.

La Provenienza
Pompei, a differenza di altri centri campani fondati per lo
più dai coloni greci, sorse ad opera delle popolazioni osche
probabilmente intorno al lXVlll sec. aC., anche se le
testimonianze giunte fino a noi non vanno oltre il VI
secolo. La cittadina si sviluppò su un terrazzamento lavico
formatosi molti secoli prima. Esso rappresentò un valido
baluardo naturale rispetto alle minacciose incursioni dei
popoli limitrofi, Al tempo stesso la natura vulcanica del
terreno rese il territorio della valle del Sarno
particolarmente fertile permettendo un forte sviluppo
dell’economia agricola.
Pompei fu presto in contatto con le vicine colonie greche:
da esse assimilò la cultura, i modi di vita e la religione
propri della Magna Grecia. Ne è testimonianza la presenza di
un tempio dorico situato nel Foro Triangolare. La città fu
soggetta agli Etruschi per quasi cinquanta anni (fino al 474
a.C.( quando questi occuparono parte dell’interno della
Campania. Subito dopo ritornò sotto la sfera d’influenza dei
Greci. Entrò poi nell’area di espansione dei Sanniti (V
secolo), sotto i quali si ingrandì notevolmente formando
quel nucleo storico i cui resti sono ancora oggi cospicui.
Esso è individuabile in parte della cinta muraria più
antica, nell’architettura di alcune case (sono quelle
caratterizzate dall’atrio di tipo tuscanico) e negli edifici
pubblici del Foro Triangolare e nel Tempio di Apollo del
Foro Civile.
Intanto Roma aveva iniziato la sua progressiva avanzata
verso l’italia meridionale ed aveva cominciato a superare la
resistenza delle popolazioni italiche. Anche quelle
sannitiche dovettero così arrendersi all’Urbe, il che
avvenne dopo tre lunghe e aspre guerre, l’ultima delle quali
combattuta negli anni che vanno dal 298 al 290 a.C. Con la
conquista della Campania anche Pompei finì dunque sotto il
dominio romano divenendo socia”, status che comportava il
mantenimento di una relativa autonomia locale. Da quei
momento la sua storia rimase strettamente legata a quella
dell’Urbe e solo in occasione della guerra sociale condotta
dalle popolazioni italiche per difendere, in un estremo
tentativo, la propria libertà, essa si associò al moto
insurrezionale (91 a.C.(. Nell’89 a.C. fu però assediata da
Silla ed espugnata così da essere ricondotta sotto l’egida
di Roma. Nell’80 a.C. divenne colonia romana con il nome di
Colonia Cornelia Veneria Pompei. Come già in passato, Pompei
continuò ad ingrandirsi e svilupparsi in ogni settore,
specialmente in quello economico, ampiamente favorita dal
suo entroterra fertile e dalla felice posizione.
Tecniche di Scavo
LO SCAVO
Esistono diverse modalità di scavo che comunque devono
sempre tenere presente le domande che si pone la ricerca
riguardo ad un determinato sito da indagare.
Le tecniche di scavo si possono dividere in:
1) SISTEMA DI SCAVO PER QUADRATI DI WHEELER
Tecniche che privilegiano la dimensione verticale (con
dimensione verticale si intendono tutti i cambiamenti delle
attività umane su un sito avvenute nel tempo.) aprendo una
serie di tagli in depositi profondi per rilevarne la
STRATIFICAZIONE. Tale complesso sistema fu sviluppato da
Mortimer Wheeler un archeologo della fine dell’800. Lo scavo
soddisfa le necessità di analisi sia orizzontale che
verticale conservando intatta una serie di riquadri di
terreno non scavati detti TESTIMONI tre i quadrati scavati.
Una volta accertata l’estensione complessiva del sito alcuni
testimoni possono essere rimossi riunendo così i quadrati in
un’unica superficie in modo da esporre nella loro integrità
gli elementi stratigrafici. Tale metodo però presentava lo
svantaggio che spesso i testimoni venivano a trovarsi nel
posto sbagliato.
2) SISTEMA DI SCAVO PER GRANDI AREE
Tecniche che focalizzano l’attenzione sulla dimensione
orizzontale (con dimensione orizzontale si intendono i fatti
che si svolgono contemporaneamente e che si collocano
orizzontalmente nello spazio.) esponendo grandi superfici di
un dato strato allo scopo di evidenziare le relazioni
spaziali tra manufatti ed elementi presenti. Questo sistema
di scavo nasce in opposizione a quello di Wheeler,
precedentemente enunciato, prevede l’apertura di grandi aree
di scavo, tralasciando l’uso dei testimoni, creando sezioni
verticali dove è necessario chiarire le relazioni
stratigrafiche. L’introduzione dei computer portatili rende
attuabile nella pratica tale metodo. Questo metodo risulta
utile nei depositi che risalgono ad un unico periodo e che
giacciono in prossimità della superficie. Otre a questi due
metodi di scavo ne esistono naturalmente altri quali ad
esempio: scavo per TRINCEE A GRADONI, SISTEMA DI PARATIE.
Naturalmente la maggior parte degli archeologi moderni usano
una combinazione di entrambe le strategie di scavo sopra
elencate, questo perché in archeologia nessun metodo risulta
essere di per sé stesso completamente esaustivo, necessita
sempre di apporti provenienti da nuove tecniche e da
discipline affini.
Oggi Pompei è una delle più significative testimonianze
della civiltà romana e si presenta come un eccezionale libro
aperto sull’arte, sui costumi, sui mestieri, sulla vita
quotidiana del passato. La città è riemersa dal buio dei
secoli così come era al momento in cui venne all’improvviso
coperta da uno spesso strato di ceneri fuoriuscite, insieme
alla lava, con la devatante eruzione del Vesuvio.Era il 79
dc. La tragedia fu immane: in quello che era stato uno dei
più attivi e dei più splendidi centri romani la vita si
fermò per sempre. Lo spesso strato di materiale eruttivo che
lo sommerse, Costituito in gran parte da ceneri e lapilli –
materiale non duro a differenza di quello che ricoprì
Ercolano e che si solidifica in pietra durissima – ha
consentito che la Città giungesse integra fino ai nostri
giorni non solo nelle sue architetture, ma anche in tutto
ciò che era dentro le abitazioni o dentro i negozi, offrendo
un quadro del quotidiano’ incredibilmente affascinante.La
città dissepolta costituisce dunque una eccezionale
testimonianza storica della civiltà romana: le memorie del
passato, così vive e tangibili nei resti riportati alla
luce, costituiscono il fascino di oggi.
 |